CARMINE EMANUELE CELLA


Cella-volo


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Ha studiato al Conservatorio di Pesaro diplomandosi in pianoforte, musica elettronica e composizione. Si è perfezionato in composizione con Azio Corghi presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma (diplomandosi con il massimo dei voti) e si è laureato con lode in Filosofia (logica) presso l’Università di Urbino. Nel 2008 ha ricevuto il prestigioso Premio Petrassi per la composizione, assegnato dal Presidente della Repubblica. Una parte importante della sua ricerca è legata all’ambito della musica elettronica: nel biennio 2007-2008 è stato chiamato come ricercatore/sviluppatore nell’equipe di Analisi e Sintesi presso  l’IRCAM di Parigi. L’interesse di Carmine Emanuele Cella nei confronti della composizione prende avvio a partire dalla riflessione sulla natura dicotomica della musica: da un lato come mezzo di espressione delle emozioni, dall’altro come sistema formale, con precise regole interne. Nelle parole dello stesso compositore “il confronto tra queste dualità è stato dunque inevitabile e necessario: da un lato, scrivere musica significa predisporre un sistema precompositivo di gestione delle altezze. Dall’altro però, scrivere significa anche disegnare figure musicali, proporre una regia della composizione, creare un respiro”. Tenere insieme questi due aspetti della creazione è la costante tensione della poetica di Carmine Emanuele Cella, che si riverbera nel suo pensiero compositivo. Le sue prime composizioni, scritte sotto la guida di Aurelio Samorì, si caratterizzano per una marcata attenzione nei confronti dell’aspetto razionalista del comporre e della riflessione sulle strutture. Una importante svolta nel suo percorso è rappresentata dall’incontro con Azio Corghi: da quel momento la poetica di Carmine Emanuele Cella si è andata arricchendo fino a giungere alla consapevolezza di come “la semantica della musica risieda in gran parte nel timbro”. Proprio attraverso questo lavoro sull’orchestrazione e sulle sue tecniche è andata affinandosi anche la componente più razionale, legata ai procedimenti matematici per la gestione delle altezze. In questo senso in “Paracelso y la rosa” viene, per la prima volta, attualizzata la teoria dei mosaici tricordali “un approccio combinatorio su insiemi atomici di 3 note, flessibile abbastanza da poter essere piegato ad esigenze di tipo timbrico”. Da questo momento la sua ricerca si è espansa fino ad arrivare ad implementare software appositi per la ricerca combinatoria, capaci di gestire sistemi n-cordali. E’ certamente nella scrittura orchestrale che il mondo sonoro di Carmine Emanuele Cella trova il suo luogo ideale, così avviene ad esempio in La fin du jour, scritto nel 2007 : “in questo lavoro, materico, massivo e con un tratto orchestrale sfocato e dettagliato insieme, la teoria dei mosaici si fonde e si confonde con la scrittura timbrica creando tessiture vive ed articolate”. Questa ricerca è approdata, infine, ad un punto di equilibrio tra nota e gesto in “Li Madou” per orchestra, voce e live electronics, composto nel 2010 per l‘Orchestra Filarmonica delle Marche.






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