MUSICA ELETTRONICA, UN’INTRODUZIONE


Cos’è la musica elettronica? Per essere semplici si può dire che è una musica realizzata con strumenti elettroacustici invece che con strumenti acustici oppure combinando quest’ultimi con i precedenti.
Quali sono gli strumenti elettroacustici? Un sintetizzatore del suono, un elaboratore più o meno complesso, un microfono, un registratore, un diffusore acustico e un computer, ormai sempre di più al centro della musica elettronica.
Produrre suoni con mezzi così particolari ha delle conseguenze notevoli sul tipo di musica che si realizza. D’altro canto un compositore non scrive per un coro nello stesso modo in cui scriverebbe per un’orchestra; infatti le voci e gli strumenti sono mondi assai diversi e vanno affrontati tenendo conto delle loro diversità.
Ebbene, oggi alle possibilità offerte al compositore per esprimersi va aggiunta quella di fare musica con tutta una serie di strumenti elettronici, non solo quelli già citati ma anche strumenti in via di sviluppo e appositamente progettati per una determinata idea musicale.

Ma cosa sono gli strumenti elettronici? Perché sono nati?
Innanzitutto va fatta una nota storica: questi strumenti nascono all’inizio del ’900, la musica elettronica esiste da quasi un secolo e i primi risultati artistici rilevanti, dopo anni di sperimentazione, cominciano a fiorire dagli anni cinquanta. Il motivo della nascita di strumenti elettronici va ricercato in primo luogo nell’esigenza avvertita da taluni compositori di disporre di altri tipi di suoni in un’epoca in cui nella musica occidentale esplode una curiosità creativa e una tensione speculativa sul fenomeno sonoro. Va aggiunto che con la nascita dell’elettricità già dalla fine dell’800 molti ricercatori, inventori e costruttori di organi erano alla ricerca di un modo per sfruttare questa fonte di energia per alimentare e far suonare strumenti di nuova concezione.

La storia di questa affascinante e utopica evoluzione è lunga: molti sono stati i tentativi, più o meno riusciti, che si sono succeduti nel corso degli anni fino a raggiungere risultati artistici rilevanti.
Il compositore Edgar Varèse già agli inizi del secolo auspicava la nascita di strumenti che avrebbero permesso di pensare la musica in modo diverso e di superare i limiti degli strumenti convenzionali.

L’alveo culturale da cui nasce la musica elettronica è di tipo colto; infatti i primi a premere per una ricerca e un utilizzo di tali mezzi furono proprio compositori come Edgard Varèse, Karlheinz Stockhausen, György Ligeti, Luciano Berio, Pierre Boulez, etc.
Dobbiamo pensare che anche nella nostra epoca sono nati e si stanno perfezionando nuovi strumenti musicali proprio come in passato. La storia degli strumenti non cessa mai e ogni epoca ne conia di nuovi: Bach non ha mai visto un pianoforte, i suoi flauti erano assai diversi dai nostri; Beethoven è morto senza sapere che un giorno le trombe e i corni avrebbero potuto suonare tutta la cromatica; Richard Wagner indica nelle sue opere che i cornisti debbano spesso cambiare strumento e passare da uno in
do a uno in mib per poter eseguire certi passi; e gli esempi potrebbero continuare.
In qualche modo era inevitabile che l’uomo costruisse strumenti musicali elettronici in un secolo in cui l’elettronica fa parte del suo vivere quotidiano.

Molti sono i sogni del compositore che si avverano con l’utilizzo di strumenti elettronici: si possono costruire dalle fondamenta suoni che non esistono in natura e solo per una data composizione (suoni di
sintesi); oppure si possono modificare suoni esistenti in natura (suoni concreti) e realizzarne un montaggio complesso; inoltre è possibile un uso creativo dello spazio d’ascolto facendo muovere i suoni attorno o attraverso gli ascoltatori.
Tra le possibilità oggi offerte dalla musica elettronica vi è quella di “fissare” una volta per tutte una composizione su una memoria (un cd o un computer) proprio come fanno uno scultore e un pittore, i quali sono al contempo ideatori ed esecutori delle loro opere. Ma c’è anche l’opportunità di esecuzioni dal vivo combinate con strumenti tradizionali o voci.

Da ultimo vorrei aggiungere una riflessione su ciò che sappiamo oggi della musica. Non bisogna meravigliarsi che ci siano persone che scrivono musica oggi con attitudini simili a quelle di Beethoven; è ora di sfatare la falsa prospettiva storica secondo cui ci sono compositori solo nel passato e oggi non si scrive musica se non pop, jazz, di consumo o per il cinema.
R. Strauss è morto nel 1949, Stravinsky nel 1971, Messiaen nel 1992 e ci sono compositori viventi interessanti ed estremamente attivi. Bisogna pensare che anche oggi si fa un tipo di musica che vuole porsi come testimone della nostra epoca così come l’
Ulisse di Joyce o Guernica di Picasso lo furono della propria.
La musica elettronica è semplicemente parte della musica così come lo è la musica vocale: musica, necessità di esprimersi, com’è sempre stato.....


Lorenzo Pagliei



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