L’IMMAGINAZIONE SONORA



La musica elettronica da oltre mezzo secolo è parte integrante della musica, sia essa colta sia di consumo. La denominazione musica elettronica è divenuta molto vaga perché non descrive nient’altro che una musica prodotta con strumenti elettronici. Sarebbe come utilizzare il termine musica strumentale per definire la musica di Bach o musica vocale per descrivere la musica di Palestrina; come si vede etichette vaghe e che non dicono nulla sui contenuti. La musica elettronica non deve intimorire l’ascoltatore avvezzo alla musica classica perché essa nasce e muove i primi passi proprio dall’alveo della musica classica (termine che in realtà gli storici usano per descrivere solo un breve tratto della cosiddetta musica “colta”).

Parliamo in primo luogo di strumenti; la ricerca verso nuovi strumenti è avvenuta durante tutto il corso della storia della musica: liuteria e composizione sono sempre state indissolubili compagne di viaggio nella lunga avventura della musica d’arte.
I compositori, inseguendo un’idea, hanno continuamente esplorato nuove possibilità ai margini delle “comodità” strumentali e la liuteria è venuta in soccorso delle nuove richieste con straordinarie invenzioni tecniche. Studiando le partiture di Beethoven si partecipa della sua lotta con gli ottoni che al suo tempo non potevano intonare tutte le note della scala cromatica e ci si chiede quali colori orchestrali avrebbe potuto ottenere quel compositore con gli strumenti di oggi.
La musica elettronica è un’avventura cominciata contemporaneamente all’invenzione dell’elettricità; in qualche modo era inevitabile che si costruissero degli strumenti musicali elettronici in un secolo in cui l’elettronica fa parte del vivere quotidiano. Non è difficile immaginare Bach, virtuoso di organo sempre in cerca di nuovi colori e curioso verso la scienza, intento alla composizione di nuovi suoni davanti a delle apparecchiature elettroniche. Proprio l’organo, infatti, è uno degli strumenti che più si avvicinano al lavoro timbrico del compositore elettronico.

Gli strumenti della musica elettronica sono moltissimi e diversi fra loro. Sono nate varie modalità estetiche a partire dai primi esperimenti di fine ‘800; alcune si sono dimostrate vicoli ciechi, altre sono ancora vive e in continua evoluzione.
Ci preme indicare alcune fra le principali differenze con le musiche realizzate mediante strumenti “tradizionali”.
In primo luogo il compositore non si trova davanti a strumenti dalle caratteristiche fissate una volta per tutte ma deve di volta in volta inventarne di nuovi - magari appoggiandosi a tecniche già esistenti o a soluzioni escogitate da altri.
Questo comporta il fatto nuovo che lo strumento nasce direttamente dalla stessa idea musicale: cioè si insegue la creazione di uno strumento insieme all’idea musicale. E’ una novità assoluta nella storia. Lo strumento realizzato può essere un oggetto impalpabile, virtuale che ha significato per una determinata opera e non per la successiva. Inoltre le tecniche di produzione si evolvono con grande rapidità tanto che è sorta la difficoltà di eseguire musica elettronica composta solo trent’anni fa!
Paradossalmente è più facile reperire gli strumenti per eseguire musica del ‘700 che quelli per la musica elettronica degli anni ‘50!

L’operazione di realizzazione di una composizione elettronica può essere talmente complessa che è nato un filone di musica memorizzata una volta per tutte su un supporto tipo nastro magnetico, CD o computer.
In questo caso il compositore lavora direttamente sul suono proprio come il pittore o lo scultore realizzano personalmente la propria composizione senza bisogno di demandare l’esecuzione a un interprete. E’ come se in qualche modo sembra rinata l’antica stirpe del compositore/esecutore
Il compositore di musica elettronica può lavorare su parametri sonori infinitesimali gestendo sottilissime variazioni impossibili da ricreare dal vivo.

Un concerto di questo tipo di musica (detta
musica acusmatica) vede il pubblico circondato da altoparlanti senza che sul palco vi sia alcuno strumentista.
Il protagonista assoluto è il suono e i suoi movimenti. Infatti, una delle possibilità più interessanti della musica elettronica è di far muovere il suono nello spazio attorno, sopra, vicino, lontano o attraverso gli ascoltatori a diverse velocità laddove uno strumentista acustico può difficilmente spostarsi nella sala da concerto mentre suona...e certo non può suonare volando attorno agli ascoltatori.

Il fatto di fissare una volta per tutte una composizione su un supporto fisso non esclude l’utilizzo degli strumenti tradizionali in combinazione con quelli elettronici. In questo caso si ha la cosiddetta
musica mista.
Inoltre la continua ricerca verso nuovi strumenti ci ha portato alla possibilità di sintetizzare o elaborare il suono in tempo reale, tanto che oggi possiamo assistere a concerti in cui ogni suono è generato interamente dal vivo senza bisogno di un supporto registrato.

Presenteremo alcune composizioni che gli allievi del corso di Musica Elettronica hanno realizzato durante l’anno introducendole una per una e mostrando concretamente come si costruisce il suono partendo da un’idea musicale.
Proietteremo l’immagine dei suoni che ascolteremo contemporaneamente all’esecuzione ammirando così la “storia” che ogni compositore ha voluto fargli vivere.
Infine eseguiremo una composizione in cui viene costituito un quartetto di strumenti elettronici i cui suoni sono generati interamente dal vivo.

Non si vuole sfuggire al fatto che la musica elettronica è un territorio ancora in-audito in molte sale da concerto e tale motivo il nostro concerto vuole essere anche un’introduzione a questo tipo di musica.



Lorenzo Pagliei


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